Economia
E-waste e Coltan:
perché riciclare
un cellulare può
salvare una vita?
27 giugno 2021
Rifiuti elettronici: un incremento esponenziale
Ogni dispositivo tecnologico è costituito da migliaia di componenti elettroniche che permettono un loro efficace ed efficiente utilizzo. Negli ultimi decenni, lo sviluppo tecnologico ha favorito la nascita di componenti sempre più piccole e avanzate, che velocizzano nettamente i processori interni e allungano la vita delle batterie. Un cambiamento radicale della società, determinato da un progresso digitale, ha spinto la diffusione di numerosi dispositivi tecnologici avanzati, come i cellulari e i computer. La maggior parte degli individui possiede oggi un cellulare e/o un PC: si può comprendere, allora, come una loro produzione così elevata sia accompagnata da un’alta componente di rifiuti generata. I rifiuti elettronici, o e-waste, rappresentano, oggi, lo stock di rifiuti in più rapida crescita al mondo. In un anno vengono generate mediamente 53,6 milioni di tonnellate metriche di rifiuti elettronici, pari al peso di 350 navi da crociera, e solo il 17,4% di queste, viene riciclato e utilizzato per la creazione di nuovi prodotti. Gli e-waste rappresentano una componente altamente dannosa sia per l’ambiente che per la salute umana. Gli stessi procedimenti di riciclaggio, spesso, determinano un impatto negativo sull’ecosistema ambientale, in particolare sull’atmosfera, attraverso l’emissione di diossine. I rifiuti elettronici possono essere classificati in base alla loro composizione, in metalli ferrosi e non ferrosi, vetro o plastica.
Secondo l’Unione Europea, gli e-waste si suddividono in 10 categorie:
- Grandi elettrodomestici (frigoriferi, lavatrici, fornelli elettrici)
- Piccoli elettrodomestici (Aspirapolvere, rasoio elettrico, tostapane)
- Tecnologia dell’Informazione (cellulari, stampanti, laptop)
- Apparecchiature di consumo (radio, televisori, videocamere)
- Apparecchiature di illuminazione
- Utensili elettrici (trapani, saldatori, macchine da cucire)
- Giocattoli e tempo libero
- Dispositivi medici
- Strumenti di monitoraggio e controllo
- Distributori automatici
I rifiuti elettronici sono particolarmente pericolosi a causa delle sostanze chimiche tossiche che filtrano naturalmente dai metalli contenuti (berilio, cadmio, mercurio e piombo), nel momento in cui vengono sepolti nelle discariche. Più i rifiuti elettronici sono smaltiti in discarica, più si hanno tracce dei materiali tossici nelle acque sotterranee e quindi nelle sorgenti. Si danneggia, anche, la fauna selvatica. I recenti cambiamenti economici e sociali dettati dalla pandemia, soprattutto quelli relativi al fenomeno dello smart working hanno determinato un aumento della domanda di dispositivi mobile a scapito di altri dispositivi come desktop e computer fissi. Al fine di ridurre i costi operativi, le imprese si stanno ora concentrando sul loro riciclo, favorendo una buona opportunità di crescita al mercato degli e-waste: si stima che le dimensioni del mercato della gestione di rifiuti elettronici possano crescere da 47 miliardi $, nel 2020, a 120 miliardi $, nel 2027, con un CAGR, riferito al periodo, del 14,1%.
Dallo spreco di materiale allo spreco di vite: l'estrazione del Coltan
Una delle problematiche più importanti, relativa agli e-waste, è il mancato riutilizzo degli elementi non ferrosi, come argento, oro e platino e di alcuni minerali, come il Coltan. Il Coltan è una miscela complessa di columbite e tantalite, due minerali della classe degli ossidi. Questo, è utilizzato principalmente per ottimizzare il consumo di energia dei chip di ultima generazione, determinando un notevole risparmio di energia e ottimizzando, quindi, la durata delle batterie. Il suo valore d’utilizzo e di mercato dipende dal tasso di tantalite contenuto: più è alto e maggiore è la sua qualità e di conseguenza il suo prezzo. La quasi totalità delle società tecnologiche deve necessariamente utilizzare questo minerale, raffinato dopo l’estrazione, per la produzione dei propri dispositivi e per soddisfare la domanda di una società sempre più smart, oltre che per favorire la crescita economica dei Paesi di appartenenza, a scapito dei Paesi esportatori del minerale. L’80% del Coltan ad alto tasso di tantalite, è infatti, estratto dalle miniere della Repubblica Democratica del Congo. Le miniere si possono distinguere in legali e illegali, in quanto la maggior parte di queste, sfugge ai controlli governativi e internazionali: sono altamente difficili da individuare, tanto che, spesso, vengono utilizzati potenti satelliti per riuscire nell’impresa. Il Congo è ricco di elementi preziosi, come diamanti, oro, petrolio e uranio, ed è considerato uno dei Paesi più ricchi al mondo in termini di risorse naturali: si stima che i suoi depositi inutilizzati di minerali grezzi superino un valore complessivo di 24 mila miliardi USD. Allo stesso tempo, la RD del Congo ha un reddito pro capite annuale pari a 496$, posizionandosi, in classifica, 184esimo su 193 Paesi di tutto il mondo.
La quasi totalità delle risorse preziose del Congo è destinata ad arricchire altri Paesi, e soprattutto le big tech. La popolazione congolese è vittima, ormai da sempre, di un’elevata instabilità politica, assenza di regole, di controlli e di capitale umano: i conflitti armati e le morti innocenti sono all’ordine del giorno. La domanda di Coltan è triplicata negli ultimi anni e continuerà a crescere, anche a causa della necessaria transizione green e digitale, e quindi di un maggiore uso di batterie, cellulari e della diffusione dell’Internet of Things.
Ma, come fanno le società di estrazione a ottenere forza lavoro per estrarre il Coltan?
O meglio, come si induce la popolazione locale a lavorare più di 15 ore al giorno in condizioni disumane?
Attraverso i conflitti, la disperazione, il terrore, la paura e nessuna forma di istituzione che protegga gli interessi dei cittadini. I minatori, uomini, donne e bambini, sono costretti a lavorare all’interno di cunicoli sotterranei strettissimi, scavati da loro stessi, per meno di 1$ al giorno. I bambini sono molto utili in questo tipo di lavoro, essendo fisicamente piccoli riescono più facilmente a inserirsi nelle buche scavate e a estrarre il Coltan. Tuttavia, spesso, queste buche finiscono con il crollare, uccidendo chi vi è al suo interno. Ma l’estrazione deve continuare e i cunicoli vengono nuovamente aperti, in pochissimo tempo. Ogni miniera è controllata da uomini armati. I più grandi, a differenza dei bimbi, vengono utilizzati per il trasporto del Coltan dalla zona di estrazione a quella di distribuzione: per qualche dollaro in più, sono costretti a trasportare per decine di kilometri, attraverso intricate foreste, circa 40/60 kg del minerale sulle spalle. Spesso, finiscono con il morire straziati dalla stanchezza durante il tragitto. Le foreste congolesi sono infatti costellate da piccoli cimiteri dove vengono seppelliti velocemente i trasportatori – la catena non può fermarsi un attimo.
Il minerale è comunemente denominato come “Coltan insaguinato”, in quanto, non solo la sua estrazione determina migliaia di morti ogni mese, violando i Diritti Umani, ma il suo ricavato viene, di solito, utilizzato per finanziare i conflitti stessi.
Secondo l’ONU sono circa 11 milioni le morti relative al business del Coltan.
I crolli all’interno delle miniere e il trasporto straziante non sono le uniche cause di morte. Le polveri emanate dall’estrazione determinano gravi malattie al cuore, ai vasi sanguigni, al cervello e alla cute, oltre che, ovviamente, il cancro. La stessa acqua, utilizzata dai minatori per dissetarsi è contaminata dallo scarico dei rifiuti degli impianti di lavorazione dei minerali. La precaria condizione del Paese si riflette anche nella sanità che non riesce a curare in tempo le persone ammalate a causa dell’estrazione.
Per di più, molti bambini sono costretti a pagare, loro stessi, delle tangenti ai funzionari del Governo per occultare le prove del loro sfruttamento. Negli ultimi anni Amnesty International ha documentato le condizioni di lavoro in RDC: secondo le ultime stime UNICEF, circa 40 mila minori vengono impegnati nelle miniere estrattive.
Si può ben capire come lo spreco di risorse, in tal caso gli e-waste, e di conseguenza il Coltan, non impattino solo in maniera negativa sull’ambiente. Non riciclare i rifiuti elettronici significa sprecare il lavoro straziante di più di 250.000 congolesi, che pagano con la propria vita l’opportunità per gli occidentali di avere un cellulare tra le proprie mani, utile per condividere con gli amici aperitivi, feste e giornate al mare. Pochi anni fa, Apple, Microsoft, Tesla, Google e Dell sono state imputate in una causa intentata a Washington D.C. da International Rights Advocates, una società che protegge i Diritti Umani, per conto di 14 genitori e minori della RDC. Nel 2017, erano circa una trentina i marchi più noti al mondo nell’industria High Tech, a utilizzare il Coltan in maniera frequente nei propri dispositivi. Le società citate hanno ovviamente smentito di acquistare direttamente il Coltan da miniere illegali, promettendo di impegnarsi a controllare la propria catena di approvvigionamento e a denunciare eventuali sfruttamenti e violazioni dei Diritti Umani.
Il futuro è oggi
Molte delle società più grandi al mondo, hanno iniziato ad investire in strategie volte all’implementazione di un’Economia Circolare: un nuovo modello economico che prevede il riutilizzo di ogni singolo elemento materiale, abbattendo lo spreco delle risorse e favorendo la nascita di una Green Economy. Cambiare l’attuale modello lineare, di approvvigionamento – produzione – utilizzo – scarto, è necessario per raccogliere il reale e potenziale valore di ogni prodotto. Favorire un’Economia Circolare permetterebbe quindi di aumentare la raccolta e il riciclo degli e-waste, sfidando la cruda realtà degli abusi compiuti nella RDC per l’estrazione del Coltan.
Apple, è una di quelle società che più sta innovando per favorire un processo di Economia Circolare per il recupero dei dispositivi tecnologici venduti. Lisa Jackson, responsabile Apple per l’ambiente e le iniziative sociali, afferma:
“Together, we’re pioneering a future where we no longer need to mine precious materials from the Earth to make our products”.
(Insieme, stiamo aprendo la strada a un futuro in cui non avremo bisogno di estrarre materiali preziosi dalla Terra per realizzare i nostri obiettivi)
La società di Cupertino utilizza Daisy, un robot capace di disassemblare batterie e componenti tecnologiche, dando loro una nuova vita. Esso è in grado di trattare 1,2 milioni di dispositivi l’anno. Per quanto riguarda il Coltan, gli esperti ritengono che il suo scarso recupero non dipenda da una mancanza tecnologica, ma da un’insufficiente quantità di materiale riciclato a disposizione: è necessario educare gli individui a consegnare i propri cellulari e laptop presso centri specializzati di raccolta. Anche il litio, uno di quegli elementi che guiderà la transizione verso un mondo più green, essendo una delle componenti chiave delle batterie, presenta numerose problematiche relative ai procedimenti di estrazione. Nel c.d. triangolo del litio del Sud America, costituito da Cile, Argentina e Bolivia, vengono pompate enormi quantità d’acqua da fondi sotterranee per agevolare l’estrazione del litio dai minerali. Questo ha determinato un abbassamento del livello delle acque sotterranee e la diffusione di zone aride. Anche il rame è uno di quegli elementi che supporterà la transizione energetica, si stima che la domanda crescerà di oltre il 300% entro il 2050. Produrre un’auto elettrica richiede decine di kilogrammi di rame in più rispetto ad un motore a benzina. Anche, in tal caso, il rame presenta pesanti problematiche relative alla sua estrazione e trasporto. Una delle soluzioni proposte per equilibrare i costi relativi alla transizione green è quella di limitare lo sfruttamento delle risorse sulla terra e rivolgersi invece al mare per raccogliere i materiali di cui si ha bisogno. Vi è infatti la possibilità di estrarre dal fondale marino milioni di tonnellate di cobalto, rame e manganese, provenienti dai materiali dispersi nel tempo e accumulati fino ad ora.
La crescita della popolazione globale e i programmi d’investimento per la transizione energetica e digitale aumenteranno ulteriormente i ritmi di estrazione di numerose risorse minerarie. Inoltre, viviamo oggi in un mondo relativamente più ricco rispetto al passato: molti più individui fanno parte oggi della classe media. Si presentano quindi maggiori opportunità di acquisto di dispositivi elettronici che migliorano il tenore di vita di una persona. Si può ben capire come allora un’economia lineare non sia più sostenibile. L’Economia circolare contribuirà non solo a ridurre gli sprechi, ma anche, e soprattutto, a ridurre le morti di persone lontane da ogni forma di dignità e libertà.
Fonti:
- AGI
- BlackRock
- Britannica
- Confindustria
- HumanityInAction
- Science News
- The Guardian
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