Mercato azionario
Il mercato azionario indiano tra rischi e opportunità di crescita nel lungo termine
16 gennaio 2023
L’India e il suo mercato azionario sono molto interessanti per gli investitori. L’India è infatti destinata a diventare una potenza mondiale nei prossimi decenni per diversi motivi. In primo luogo, si tratta di una delle grandi economie in più rapida crescita al mondo. Nel 2021, è stata la terza economia più grande in termini di PIL (Prodotto Interno Lordo) a parità di potere di acquisto, superata solo da Cina e Stati Uniti. L’India è anche una delle economie in più rapida crescita, con tassi di crescita del PIL annuale che hanno superato il 7% negli ultimi anni, e ha una forza lavoro giovane, con circa il 65% della popolazione che ha meno di 35 anni. Questo significa che l’India ha una grande forza lavoro che, se ben qualificata, può essere utilizzata per sostenere la crescita economica a medio-lungo termine. Inoltre, l’India è sede di alcune delle più grandi aziende tecnologiche e di servizi al mondo, come Tata Consultancy Services e Infosys, che stanno contribuendo a trasformare l’economia indiana in una delle più innovative tra i Paesi emergenti. Tra gli uomini più ricchi al mondo secondo il Bloomberg Billionaire Index spicca poi Gautam Adani, magnate indiano che ha un patrimonio di oltre $110 miliardi e che controlla un conglomerato attivo in diversi settori, inclusi gestione di porti e aeroporti, trading di commodities ed energia.
Tutte queste caratteristiche fanno dell’India una delle economie più promettenti del mondo e destinata a diventare una potenza mondiale, anche se bisognerà affrontare diverse sfide.
In questo articolo vediamo dunque un’overview della situazione dell’India e alcune caratteristiche del suo mercato azionario.
Uno dei fattori più importanti per la crescita dell’India è quindi senza dubbio la popolazione. Da un lato, una popolazione in forte crescita rappresenta un forte traino per la crescita economica, ma dall’altro lato è accompagnata da sfide significative. La popolazione dell’India è cresciuta rapidamente nel corso del Novecento: nel 1901, la popolazione dell’India era di circa 238 milioni di persone e, da allora, la popolazione è cresciuta costantemente, raggiungendo 1,40 miliardi di persone nel 2021. La crescita della popolazione è stata particolarmente rapida negli ultimi decenni, con tassi di crescita del 2-2,50% all’anno. Questo rapido aumento della popolazione ha posto pressioni significative sull’economia e sui servizi pubblici dell’India, come l’istruzione e la sanità. Visto il declino nella popolazione nell’altro grande Paese asiatico, la Cina, l’India è destinata a diventare il Paese più popoloso al mondo ad aprile 2023 (precisamente il 14 aprile, secondo le Nazioni Unite), quando si prevede che supererà 1,425 miliardi di abitanti.
Come detto, la crescita della popolazione non è soltanto un vantaggio. Infatti, la relazione tra crescita della popolazione e crescita economica è un argomento di dibattito tra gli economisti. Alcuni sostengono che un aumento della popolazione porti a una crescita economica, poiché aumenta la forza lavoro disponibile e la domanda di beni e servizi. Altri sostengono che una crescita troppo rapida della popolazione possa sovraccaricare i sistemi di welfare e ostacolare la crescita economica a lungo termine.
Secondo uno studio pubblicato nel 2014 da David Bloom dell’Università di Harvard, c’è una relazione positiva tra crescita della popolazione e crescita economica, ma solo a patto che la popolazione in età lavorativa sia sufficientemente grande per sostenere la crescita economica. L’economista sostiene che in paesi con una popolazione giovane e in crescita, come l’India, la crescita della popolazione può portare a una crescita economica sostenuta, poiché aumenta la forza lavoro disponibile e la domanda di beni e servizi. Tuttavia, se la crescita della popolazione non viene supportata da investimenti in istruzione e sviluppo delle capacità, può portare a una pressione sui sistemi di welfare e ostacolare la crescita economica a lungo termine. Nonostante i progressi economici, l’India ha ancora molto da fare per garantire l’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria di qualità per tutta la popolazione. Secondo uno studio delle Nazioni Unite pubblicato nel 2019, l’India ha destinato solo il 3,70% del suo Prodotto Interno Lordo (PIL) alla spesa per l’istruzione, una percentuale molto inferiore a quella di molti altri Paesi. Ciò significa che l’India ha meno risorse da destinare all’istruzione rispetto a Paesi come il Brasile (che ha destinato il 6,20% del PIL all’istruzione) o la Cina (4,90%). Un altro studio, condotto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) nel 2020, ha rilevato che l’India ha anche una delle percentuali più basse di spesa per la salute in rapporto al PIL tra i paesi OCSE. Nel 2017, l’India ha destinato solo il 1,30% del suo PIL alla spesa per la salute, rispetto a una media OCSE del 9,30%. Ciò significa che l’India ha meno risorse da destinare all’assistenza sanitaria rispetto a molti altri paesi. In sintesi, l’India ha ancora molto da fare per garantire l’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria di qualità per tutta la popolazione. Ciò significa però anche che l’India ha molto spazio di crescita, e questo potrà portare molti benefici alla sua popolazione e alla sua economia in futuro.
In ogni caso, investire in India come in altri Paesi stranieri presenta un rischio tangibile: il rischio valutario. Il rischio valutario è il rischio che il valore di un portafoglio di investimenti venga influenzato da variazioni del tasso di cambio delle valute. Ad esempio, se un investitore ha un portafoglio di azioni di società statunitensi e il tasso di cambio dello yen giapponese aumenta rispetto al dollaro statunitense, il valore delle azioni statunitensi in yen potrebbe diminuire, riducendo il valore del portafoglio, e viceversa. Per gestire il rischio valutario, gli investitori possono utilizzare strumenti come l’hedging valutario o la diversificazione del portafoglio attraverso l’investimento in società denominate in diverse valute. Tuttavia, il rischio valutario è un rischio che è difficile da eliminare completamente e può essere una considerazione importante per gli investitori che cercano di gestire il rischio dei loro portafogli. La valuta nazionale dell’India è la Rupia indiana (INR). La Rupia indiana è stata introdotta nel 1947, quando l’India ha ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito, ed è emessa dalla Reserve Bank of India (RBI), la banca centrale dell’India. La RBI è responsabile della politica monetaria dell’India e della gestione della valuta nazionale, emettendo anche i biglietti di banconote, che sono disponibili in tagli fino a 2.000 rupie. La Rupia indiana è una delle valute emergenti più importanti al mondo e rappresenta circa il 2% del commercio globale. Essa è però anche una delle valute più volatili al mondo, con un tasso di cambio fluttuante che dipende dalle condizioni economiche dell’India e dalle politiche monetarie della RBI. Dal punto di vista dell’andamento, la rupia indiana si è costantemente svalutata rispetto al dollaro, perdendo più della metà del suo valore dal 2007 a inizio 2023 (e circa il 40% rispetto all’euro).
I principali indici azionari indiani sono il Nifty 50 e il SENSEX.
L’indice Nifty 50 è l’indice azionario di riferimento della National Stock Exchange of India (NSE) e rappresenta le prestazioni di 50 delle società più importanti quotate in borsa a Mumbai. L’indice Nifty 50 è stato lanciato nel 1996. Le società incluse nell’indice sono selezionate in base alla loro capitalizzazione di mercato, liquidità e altri fattori. L’indice Nifty 50 è ampiamente seguito e viene spesso utilizzato come benchmark per il rendimento dei fondi comuni di investimento e dei fondi di private equity in India. Nel corso degli anni, l’indice Nifty 50 ha registrato una crescita significativa, grazie alla crescita economica dell’India e alla performance delle società incluse nell’indice. Tuttavia, come per qualsiasi indice azionario legato ai Paesi emergenti, il rendimento dell’indice Nifty 50 è soggetto a fluttuazioni molto importanti dovute a fattori interni ed esterni all’India, come le politiche economiche del governo, le condizioni economiche globali e le performance delle società incluse nell’indice. In ogni caso, l’indice è probabilmente il più importante indicatore della performance del mercato azionario indiano e viene seguito attentamente sia dagli investitori che dai media finanziari. Alcune delle società più importanti incluse nell’indice Sensex sono Tata Consultancy Services (una delle più grandi società di servizi informatici dell’India e una delle società più grandi del mondo in questo settore), Reliance Industries (società di energia e materie prime fondata nel 1966) e HDFC Bank (una delle più grandi banche dell’India e nella top 15 delle banche per market cap al mondo). L’indice ha chiuso il 2022 con un valore di circa 18.200 punti. Per avere un’idea della sua forte crescita nel tempo, basta pensare che nel 2000 l’indice aveva un valore di 1.500 e nel 2010 il valore era pari a 3.000 punti.
Ecco il grafico dell’andamento del Nifty 50 rispetto al Sensex, l’altro importante indice azionario indiano. I due indici hanno avuto un andamento molto simile nel lungo termine
L’indice S&P BSE Sensex rappresenta le performance di 30 delle più grandi e influenti società quotate in borsa a Mumbai. Esso è stato lanciato nel 1986 e viene ricalcolato ogni mese per tener conto delle variazioni delle società che lo compongono. Attualmente l’indice Sensex presenta un P/E ratio di 23x e un P/B ratio di 3,40x, entrambi parametri più alti della attuale media delle azioni globali, mentre il rendimento da dividendo è pari all’1,20%. Le differenze più importanti con il Nifty 50 sono il numero di società incluse nell’indice e la Borsa di riferimento (BSE per l’indice Sensex e NSE per il Nifty 50)
Un ulteriore indice utile per tenere traccia del mercato azionario indiano è l’indice MSCI India, calcolato sia in rupie indiane che in dollari statunitensi. Attualmente, l’indice MSCI India è composto da circa 115 società, con una capitalizzazione media di $8 miliardi. Quelle con più peso nell’indice sono Reliance Industies, Infosys e ICICI Bank, che insieme pesano per oltre il 20% dell’indice. Oltre a questi, vi sono anche gli indici per società con capitalizzazione “media” (BSE MidCap) e capitalizzazione “bassa” (BSE SmallCap).
Dal punto di vista del mercato delle obbligazioni governative, il rendimento dei titoli indiani a 10 anni si è attestato tra il 7% e il 7,60% tra aprile 2022 e gennaio 2023, raggiungendo livelli che si erano visti anche nel 2016, 2018 e 2019. Come per la maggior parte delle economie emergenti, il rendimento dell’India può sembrare appetibile ma anche in questo caso bisogna tenere a mente il rischio di cambio e molti altri fattori.
Il mercato indiano è un mercato finanziario molto attivo e in crescita, che offre numerose opportunità di investimento. Uno dei principali vantaggi del mercato indiano è l’avanzamento economico sostenuto, che, come sappiamo, beneficia il mercato azionario e porta sicurezza in quello obbligazionario. Inoltre, il mercato azionario indiano è ampiamente diversificato, al pari dei mercati occidentali, con una vasta gamma di settori rappresentati, il che significa che gli investitori possono diversificare il loro portafoglio per ridurre il rischio.
Tuttavia, ci sono anche alcuni svantaggi da considerare. Il mercato azionario indiano è spesso volatile e può subire rapidi cambiamenti di prezzo, il che lo rende potenzialmente rischioso. Ad esempio, l’indice MSCI India ha mostrato una volatilità del prezzo (deviazione standard) del 20% negli ultimi 10 anni, nettamente superiore al 14,50% dell’MSCI ACWI, indice che raccoglie azioni da tutto il mondo. Inoltre, il rischio politico è un fattore importante da considerare quando si investe in qualsiasi mercato emergente, incluso il mercato azionario indiano. Gli investitori stranieri che investono in borse indiane sono anche esposti al rischio di cambio, poiché il valore delle loro azioni dipende dalla forza della moneta indiana rispetto alla loro moneta. Ogni investitore deve dunque valutare pro e contro del mercato azionario indiano utilizzando non solo i fattori che abbiamo nominato ma anche altri parametri per capire se si tratta di un investimento adatto al proprio portafoglio e coerente con i propri obiettivi.
Fonti:
- Bloomberg Billionaire Index
- BSE India
- Companiesmarketcap
- Harvard TH Chan School of Public Health
- Limes
- MSCI
- The Economist
- United Nations
- XE
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Leggi l'articoloNota bene: lo scopo dell’articolo è esclusivamente didattico ed esso non deve intendersi come la promozione di un particolare investimento. Tutti i marchi citati sono dei relativi proprietari.